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La divina commedia

 L’Inferno - Canto sesto bis

                            Prefazione

                            Virgilio e Dante, dopo la discesa nell’Inferno e l’incontro con personaggi illustri quali Paolo e Francesca, Enea ed Achille, si trovano sul colle di Capo d’Orso ove si para loro davanti una strana scena : un’anima vagante pedala senza sosta per la salita, inseguita da una schiera di anime gemelle, come la prima condannate a”simil Pena”.

                            Così inizia il canto:

       

                            La testa sollevò dal suo manubrio

E poiché non fu mai troppa la prudenza

Tre volte egli rifece la pendenza;

Giunto che fu all’apice del passo

Si guardò intorno e disse: << o’ Satanasso>>,

Se voglio ancor la sorte per amica

Più dura devo render la fatica;

Tosto, pertanto, si rituffò in discesa

Per far di calorie la minor spesa

E poi che fu al piè del colle giunto

D’altra paura il cor si ritrovò compunto

Perché si volse retro e alle sue spalle

Vide un’altra schiera d’anime gemelle

le quali, posato un poco il corpo lasso,

tentavano di riprendere il suo passo;

così sei volte risalì il crinale

sempre avvinghiato, truce, al suo pedale

e quando,al fin, la strada lo sconfisse

trattenne a stento il pianto e così disse:

<< io fui Roberto, indomito ciclista!

Voi due che pedalate col sorriso

Sappiate com’è amara la mia storia,

ogn’anno io fui condannato alla vittoria

in quanto sfido a singolar tenzone

gli amici di una cara formazione

anch’essi, come me, forti ciclisti

schiavi del tempo e della prestazione.

Gigi Maria, il Mecca con Gaetano

Ciascuno mi rincorre assiduamente,

da ultimo, financo il Presidente.

Ma io li affronto col cipiglio fiero

Lor cuccioli d’agnello ed Io sparviero.

Ed ora chiedo licenza e mi allontano.

Il tempo fu tiranno e mio sovrano.

E’ che se voglio vinta la partita

M tocca un’ulteriore risalita>>.

Così parlò e tolto a noi lo sguardo mesto,

si mosse per lo cammin alto e silvestro.